ARTISTA, COMUNITÀ E MEMORIA – incontro
ARTISTA, COMUNITÀ E MEMORIA
Dialoghi sulla Ferita
a cura di Bianca Tosatti
Ci vuole molto coraggio per trasformare il dolore in bellezza da condividere
B.T.
Gli artisti sono i fuor di luogo, scelgono di perdersi nelle ferite degli spazi urbani.
Gli artisti sono i profeti, coloro che, come un cartello stradale incomprensibile, gridano: attenzione, caduta massi.
La memoria mantiene la storia aperta e rivedibile, anticipa e arretra, costruisce mondi consapevoli del disastro e preparati alla sopravvivenza. Bisogna narrare la memoria per costruire una nuova conoscenza sul limite dell’abisso di tutto lo scibile coperto da Google: la conoscenza si tiene fra le crepe e le vertigini, l’instabilità e gli accumuli, le passioni e i detriti di un sentire comune.
Bianca Tosatti
Arte e Bellezza nascono da una Ferita, esattamente in quell’interstizio che si produce nello scollamento tra l’immaginario visionario dell’artista e il reale che non sa contenerlo; da una rivolta, dunque, dell’artista stesso, contro l’umiliazione di una società che non ne riconosce la ferita e che si traduce spesso in un rifiuto della relazione quotidiana.
Fino a che punto egli può e deve forzare i limiti della propria intransigente solitudine, per perseguire l’ideale di un’arte che si confronti nella pratica quotidiana con quella comunità che lo esilia e lo espelle?
In quale misura, invece, l’insanabilità di quella ferita si rivela irrinunciabile in quanto possibilità di restare sempre sulla soglia, di chiamarsi ai margini, di sfuggire a una ambiguità pericolosa, per preservare, attraverso l’opacità, la capacità di coltivare un livello altro da quello ordinario?
E se questi sono i presupposti, se il rapporto tra genio e comunità sembra tanto più fecondo quanto più persevera in una forma di conflittualità inconciliabile che sprigiona energia, cosa rimane dell’artista dopo la sua morte? Chi si assume il compito di organizzare fisicamente l’eredità artistica e quindi di negoziare l’immagine che del suo lavoro sarà tramandata? Gli studiosi? L’ università? La famiglia?
Può l’artista stesso, in vita, organizzare la memoria di sé?
In una sorta di percorso al contrario, e per merito di una osmosi tra diverse discipline che determina una distrazione continua di prospettiva, questi dialoghi sul rapporto tra artista, comunità e memoria, si propongono di generare inneschi inediti di pensiero sullo statuto dell’artista all’interno di una comunità, sulla sua (in)attualità, sulla sua estraneità rispetto allo spazio che abita, operando da un punto di vista inedito, il “dopo”, quello che di lui rimane in forma di testimonianza tangibile e tramandabile: la memoria, l’archivio.
In dialogo con Bianca Tosatti, critico e storica dell’arte, esperta di arte irregolare, fondatrice e direttrice del MAI museo di Sospiro – Cremona, i sociologi Sergio Manghi e Vincenza Pellegrino, la psichiatra Maria Inglese, la psicanalista Anna Ferruta, l’etno-psichiatra Piero Coppo, la filosofa Wilma Cipriani, l’artista visivo e il collezionista Giorgio Vigna, Luisa Viglietti, costumista e scenografa, Segretario Generale della Fondazione L’immemoriale di Carmelo Bene e Cristina Valenti (Università di Bologna) responsabile scientifico del Progetto di riordino, valorizzazione e digitalizzazione dell’Archivio della Compagnia della Fortezza.
Al centro dei dialoghi, in quanto esempi di memoria dissipata e/o di lavoro ostinato e resistente all’interno di una comunità, tre frammenti video: le immagini del momento in cui tutto il patrimonio di opere di Armand Schultess, artista irregolare contemporaneo, viene letteralmente bruciato dopo la sua morte; il video percorso all’interno della casa di Roma di Carmelo Bene prima che fosse scelleratamente smembrata; alcuni estratti di un documentario della RAI sul film Cammina Cammina di Ermanno Olmi girato a Volterra negli anni ‘80 in cui si vede il regista impegnato nel confrontarsi costantemente e ostinatamente con la comunità che vuole coinvolgere.
Carcere di Volterra – Spazio Dalì
24 luglio, ore 17.00