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La Ferita / Logos – Rapsodia per Volterra: legare la città con le parole
Qualche mese fa, a seguito dei crolli delle mura di Volterra, Armando Punzo, direttore artistico del festival VolterraTeatro, ha avuto l’intuizione di dedicare l’intera edizione 2014 a una riflessione a tutto tondo sul tema della Ferita; una riflessione che a partire dalla ferita della terra, affondasse in quella intima, umana, personale, dell’artista e in quella di una Città, metafora di ogni città contemporanea, che alla schizofrenia e all’isolamento della quotidianità prova a opporre il senso di comunità stringendo più forte i legami, le relazioni tra le persone, i rapporti umani.
In sintonia con la propria ricerca artistica sempre più votata all’idea di inclusione all’interno della sfera artistica dell’intera comunità, sperimentata per la prima volta con quel progetto Mercuzio che dopo il successo clamoroso ottenuto due anni fa durante il festival continua ad attraversare piazze e teatri d’Italia, Punzo ha pensato di avviare un nuovo progetto che coinvolgesse la città, avvalendosi in questa occasione di una collaborazione artistica inedita.
E’ nato così La Ferita/Logos-Rapsodia per Volterra, un progetto artistico collettivo ideato da Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti della compagnia teatrale Archivio Zeta. Ispirandosi a Legarsi alla montagna, opera d’arte del 1981 che coinvolse l’intero paese di Ulassai in Sardegna, in cui Maria Lai, celebre artista cui il paese ha dato i natàli, chiese a tutti i cittadini di partecipare attivamente legando la propria casa alle altre e poi tutte le case alla montagna franata – con cui la comunità aveva da sempre un rapporto di paura e di amore – con un lungo nastro celeste che percorreva tutto il paese, si chiederà ai tantissimi cittadini con i quali è già stato avviato da tempo un bellissimo laboratorio teatrale e al pubblico che vorrà unirsi all’azione, di riannodare con un gesto semplice e antico i fili della memoria e del dolore, i rapporti con la terra e con i luoghi della città. Tutta la città sarà quindi unita in un’azione corale che comprende momenti performativi, partiture musicali e frammenti testuali, durante la quale artisti e comuni cittadini di Volterra, insieme al pubblico, come rapsodi (letteralmente coloro che cuciono insieme) verranno coinvolti nella creazione di una vera e propria opera d’arte che si prefigge di ricucire i rapporti e le relazioni tra le persone e i luoghi che abitano, attraverso il gesto concreto del legare oggetti, luoghi-simbolo della Città e persone con un nastro rosso lungo più di 20 chilometri.
Così, venerdì 25 luglio, al termine dello spettacolo in carcere della Compagnia della Fortezza, il festival si sposterà in Piazza dei Priori, dove, alle ore 18.00, è previsto il raduno del pubblico a cui viene richiesto di portare un sasso che possa essere tenuto in una mano.
Si partirà da lì, per cominciare ad annodare la stoffa insieme, intrecciando l’azione ai testi di Giordano Bruno, Vincenzo Consolo e Leonardo da Vinci e attraversando tutta la città, da Piazza dei Priori, a Piazzetta dei Fornelli, luogo della ferita, fino al gran finale al Teatro Romano. All’ora del tramonto Volterra sarà avvolta in un intreccio di nastro rosso, mentre dall’alto un drone riprenderà tutta l’ azione, per documentare la straordinaria trasformazione di una intera città in opera d’arte a cielo aperto.
Fino all’ultimo giorno il laboratorio condotto da Archivio Zeta resterà aperto a chiunque abbia voglia di far parte di questa incredibile esperienza, anche semplicemente con l’ascolto. Il prossimo appuntamento è per oggi lunedì 14 luglio alle ore 18 al Conservatorio di San Pietro!